L'ITALIA E L'EURO

22.02.2014 17:45

L’Italia e l’euro

L’adesione all’euro ha comportato per l’Italia l’accettazione di regole unitarie che, in caso di crisi economiche, non possono essere adottate da tutti i paesi.

 In effetti, per la Germania, la Francia e gli altri paesi del Nord Europa  che non hanno deficit di bilancio come l’Italia è giusto mantenere una sana politica monetaria che aiuti l’esportazione, eviti l’inflazione, offra prestiti monetari a basso tasso di interesse ma l’Italia che ha adottato l’euro, svalutando la lira per parificarla al marco tedesco, ed aveva deficit di bilancio non  può applicare anche la regola del pareggio di bilancio e della   riduzione del debito pubblico in tempi brevi se l’economia non riparte.

Con la partenza dell’euro la crisi per l’Italia è andata peggiorando perché adottando la stessa moneta  abbiamo subito  la concorrenza degli altri  paesi che non avevano  deficit di bilancio; e questo è cresciuto ancora di più con la crisi delle banche fallite in Usa.

L’ingresso nell’euro doveva essere posticipato a raggiunte parità di condizioni economiche, politiche, fiscali, salariali ecc.

E’ vero che tutto ciò non si sarebbe raggiunto in breve.

 Cosa abbiamo realizzato finora? C’è qualcosa che possiamo dire che è stato fatto e che potevamo avere anche senza l’euro? Ritengo di si:

Si dice che il paese, forse senza l’euro, sarebbe andato in default. Oggi non mi sembra che si  stia andando in  una strada diversa. E’ forse vero invece che  nostri  i governanti sarebbero stati costretti, almeno dici anni fa,  ad adottare quelle riforme che ancora si discutono  ma che nessuno fa.

L'euro non ci ha aiutati ma se ci ha dati dei vantaggi questo è stato il velo di copertura  per gli errori dei nostri politici che ci hanno governato.

A mio avviso bisognava stabilire, con l’adozione della moneta unica, anche delle regole diverse per esempio l’uscita temporanea dall’euro nel caso in cui paesi, come il nostro, non avessero adottato per tempo, i necessari provvedimenti di risanamento  per riallinearsi agli altri.

Ora si parla di spread come misuratore della differenza tra i tassi d’interesse dei bond tedeschi e i BTP italiani a 10 anni.

A mio avviso, lo spread misura anche che in Italia l’euro vale meno che in Germania, perché i creditori in  titoli di stato ritengono che investire in Italia si corra maggior rischio che in Germania.

Secondo questo differenziale possiamo anche partire per stabilire quanto ci costerebbe uscire dall’euro aggiunto a quanto è stato il differenziale rispetto all’euro quando nel 2001 è stato adottato.

EL